“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità e non ha rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori: in una parola sono cattivi”
No, non sono parole di una rubrica in taglio basso: le ha dette Socrate. Evidentemente già nell’Atene di Pericle, molto prima degli “sdraiati” di Michele Serra, la reputazione dei giovani non se la passava tanto bene…
Una questione di percezione?
Nel nostro Paese, se vogliamo vedere, siamo in generale piuttosto bravi nel percepire la realtà in maniera distorta. Non ce lo dice un’opinione qualunque, ma una ricerca diretta da Robert Duff, direttore della sezione inglese della società di ricerche IPSOS.
Incuriositi dal tema della percezione, noi di WorkOut ci siamo quindi chiesti che cosa i giovani credano che gli adulti pensino di loro, andando a intervistarli di persona.
I risultati sono stati interessanti. A parte pochissimi ragazzi, la maggior parte di loro è convinta di dare l’immagine di nullafacenti affezionati alle panchine dei parchetti e al proprio smartphone. Probabilmente neanche loro si fidano della percezione degli adulti.
Parlare di buone notizie annoia…
Un articolo comparso diverso tempo fa su Nuovo e Utile recitava: “Pubblicare buone notizie: perché è difficile. E come riuscirci”. In poche righe Annamaria Testa ci spiega perché siamo così diffidenti ad ascoltare qualcosa di buono: le belle notizie sono meno emozionanti, meno urgenti e più complesse da comprendere. Ecco spiegato il loro scarso appeal.
… Ma vale la pena sforzarsi
A noi però piace emozionarci ascoltando quello che di bello fanno i ragazzi e con un po’ di sforzo (nostro e loro) le interviste ai giovani ci hanno aperto anche un mondo estremamente ricco di esperienze, ambizioni e obiettivi. Così, sulla scia di quella breve indagine, abbiamo deciso di creare uno spettacolo superando la paura di non riuscire a comunicare buone notizie, realizzando al Teatro De Sica “Ma tu di che sogno sei?”. Chi c’era quella sera del 22 novembre ha visto sul palco ragazzi tutt’altro che sdraiati, che faticosamente e incessantemente stanno coltivando vocazioni e talenti per viaggiare verso un futuro pieno di avventure.